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Chi siamo

Dinastie Ricci

Lima, martello e incudine per ortopedici d’annata

 

Ha per dipendenti meccanici che non hanno niente a che vedere con le automobili. Sellai senza dimestichezza con i quadrupedi. Sarti lontani mille miglia dall’alta moda. Un’officina dove è meglio non portare la propria vettura. È un’officina, sì, ma ortopedica. Ed è una delle più antiche di Napoli, fondata più di ottant'anni or sono. 

 

La dinastia dei Ricci, tecnici ortopedici da tre generazioni, ha fatto ritrovare il sorriso a una marea di persone: amputati, poliomielitici e tutti coloro che sono affetti da patologie dello scheletro. Oggi, rispetto al manipolo di aziende del settore nate tutte più o meno contemporaneamente all’inizio del secolo, la “Ricci” presenta caratteristiche uniche.

 

Dispone infatti di un negozio, in via Pessina 44, complementare all’attività del laboratorio (situato nella medesima strada) e, soprattutto è organizzata e gestita da un affiatato quartetto di fratelli – Roberto, Carlo, Lello e Antonio, dai 25 ai 40 anni di età – che si sono rigorosamente divisi gli incarichi, da quello amministrativo a quello squisitamente tecnico, per trasformare un laboratorio a carattere artigianale in una vera e propria impresa.

negozio ortopedia ricci

Le prime protesi in legno e acciaio

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Nel 1905 Raffaele Ricci, giovane esperto nell’applicazione delle bende gessate e stecche in legno e metallo per comporre e immobilizzare fratture, decide di mettersi in proprio. Il suo breve ma intenso curriculum vanta la collaborazione con i più illustri medici esperti in ortopedia (la specializzazione vera e propria nel ramo sarebbe nata solo in seguito): il professore Cestaro, innanzitutto, luminare della Clinica Ravaschieri, e i professori Scaglietta, Radice, il britannico Kernot e Pasquale Del Torto, assai noto nel mondo ospedaliero napoletano.

 

La sede originaria dell’officina ortopedica Ricci è in via Maria Longo, nei pressi dell’ospedale Incurabili. Con Raffaele collabora anche il padre Vincenzo. Il mestiere è assai delicato: si tratta di adoperare martelli, incudine e lime per realizzare l’ossatura di busti e “tutori” (il termine generico che indica le attrezzature impiegate per scaricare gli arti dal peso corporeo), quindi assemblare la  “selleria”, le parti che vanno a diretto contatto con il corpo. Oppure realizzare busti in tessuto elastico, che è necessario modellare sulla persona. O, ancora, il classico lavoro di immobilizzazione di arti fratturati o da correggere, con gesso e bende. 

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Dalla cura alla prevenzione

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Ben presto Raffaele Ricci guadagna i galloni di maestro nel proprio campo. Alle sue dipendenze ci sono artigiani specializzati nelle diverse fasi del lavoro, cui nel 1944 si affianca, a percorrere sin dai primi gradini l’ascesa verso il timone della ditta, il figlio Mario. Sono gli anni in cui la posizione dell’officina, vicina agli “Incurabili” e nelle prossimità del Policlinico, ne fa un punto di riferimento nel proprio campo.


Il vero cambio di marcia dell’attività, comunque, coincide con il progressivo ingresso in azienda dei figli di Mario. Abbandonata – siamo negli anni ’60 – la sede di via Longo (che rimane tuttavia in attività, gestita da Aldo, fratello di Mario) l’Officina Ricci trova spazio in via Pessina, al primo piano dello stabile n. 56. Quasi contemporaneamente nasce la vetrina di via Pessina 44, sulla spinta di un cambiamento di mentalità nell’approccio dell’ortopedia: dalla sola cura delle malformazioni irreversibili si passa in misura crescente alla prevenzione con l’impiego di scarpe ortopediche, protesi, busti correttivi. Questi ed altri (come le protesi, ad esempio, per mastectomizzate e relativi accessori) rappresentano l’assortimento del negozio. Il tutto mentre è alle porte una vera e propria rivoluzione nel campo dell’assistenza ortopedica con il passaggio dai privati alle Unità sanitarie locali, che avviene nell’80.

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Il resto è storia recente, sottolineata dall'ingresso in ditta di Roberto Ricci, il minore dei fratelli Ricci, che si occupa sopratutto degli aspetti tecnici dell'attività, con l'obiettivo di reinterpretare in chiave moderna, alla luce delle nuove tecnologie e dei nuovi materiali a disposizione dell'ortopedia, gli insegnamenti tramandati dal nonno Raffaele. 

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